venerdì 20 maggio 2016

Uccidi ciò che non vedi, uccide senza essere visto.

PRESENTA :




UCCIDI CIO' CHE NON VEDI, UCCIDI SENZA ESSERE VISTO.

 

 





 
Mi ritrovai in una gilda di mercenari per ricavare informazioni utili per rivendicare la mia amata. Dunque dovevo  dimostrare la mia fedeltà alla gilda; così come dovevano farlo anche altri da poco entrati, miei futuri alleati di avventura, ed è così che scendo a patti con qualcuno che pensa essere al di sopra di me. Era una missione di accettazione o iniziazione, qualunque nome gli davano per me era solo una missione senza retribuzione, ma ero disposto a qualunque sacrificio, anche ad abbassarmi ad essere trattato come un novizio.



Dovevamo uccidere uno spettro di nome … non ha importanza, in una città che tutto sommato ricordo solo per aver preso una stanza da solo in una taverna, mentre gli altri 3 dormivano in una stessa stanza … non li capirò mai, hanno paura? Non vogliono pagare? Eppure ho costretto il taverniere a non farci pagare.

 Non saranno mica tendenti a quelle pratiche sessuali sadomasochiste ? M’immagino quell’ alto elfo in mezzo a quei 2 brutti esseri; anzi, in realtà mi immagino solo le loro teste sul pavimento, lontane dai loro corpi, se ciò fosse vero e avrebbero a che fare con me. 

 Dunque ero, come si suol dire per voi esseri umani o razze dal cuore tenero, “in compagnia” di 3 forse abili guerrieri: Un alto elfo, un Mago che sembra essere intelligente ma si perde in cose futili ed inoltre è troppo buono, un Tiefling, un Warlock che non ho ancora inquadrato bene, ha dei segreti di cui non mi importa nulla ed è abbastanza maldestro, forse senza lui avrei  risolto svariate situazioni con il minimo impegno, e infine c’è un Dragonborn, un Fighter che tutto sommato ha un’intelligenza minima, ma non parlo di essere uno studioso o cosa, nemmeno io lo sono, piuttosto sembra essere impacciato anche nell’arte di combattere, infatti mi domando come è possibile che è ancora in vita se dice di essere esperto di guerre? Inoltre quest’ultimo è abbastanza timoroso ma,  ciò non mi preoccupa,  non ho paura di avanzare per primo; però, a differenza degli altri, lui una vera e propria utilità, dal mio punto di vista, ce l’ha: fiancheggiare il nemico.  

Dopo che l’alto elfo ha svolto le sue mansioni da turista, visitando una chiesa, e conversando con un qualche uomo, veniamo a conoscenza del posto dove risiede il suddetto spettro, ma questi sono dettagli poco interessanti, tutto ciò che non riguarda il sangue è poco interessante. Anzi, un altro evento interessante è stato l’aver incontrato Ghesh, colui che ci darà l'incarico e informazioni sulla missione da compiere e che scoprirò avere informazioni utili per me. 

Ci addentriamo in un luogo che  sembra essere un castello, piuttosto in rovina dall’esterno, ma entriamo senza timore, se escludiamo il Dragonborn. C’è un’ ampia stanza con un grandissimo ritratto di fronte a noi e data la sua megalomania costui doveva essere il proprietario e sicuramente l’essere avidissimo che avrebbe continuato ad abitare questo posto dopo la morte. 

C’è da dire che lo stimavo già, ma la stima finisce ben presto  quando l’odore del sangue non si fa sentire da un pezzo e allora l’essere muscoloso, il Dragonborn, sposta il quadro per vedere cosa c’è dietro, io avrei semplicemente tagliato gli agganci con un po’ di movimento -a mo’ di stretching per me-.

 Ci addentriamo tra le stanze, ci sono trappole, perdiamo molto tempo nel disinnescarle ed evitarle, talvolte venire colpiti. Dopo un po' ci raggiunge inaspettatamente un altro, basso e inguardabile, “compagno” inviato dalla gilda. Non facciamo tante storie, lo accettiamo poiché potrebbe servirci e mal che vada annuserò il suo denso sangue che scorre lentamente sulla mia spada. Fiuto battaglia...


 Cerco di svelare l'arcano sporgendomi da un angolo e qualcosa prova a colpire l'aria, di certo non me poichè l'ho evitato con estrema facilità. Ora riesco a vedere chiaramente, esseri che si ergono a difesa del castello dopo essere stati rianimati e sciocchi loro a fronteggiarmi, del resto erano semplici scheletri.

 Trovo alcune pietre preziose che furtivamente ripongo nella mia sacca… non giudicatemi(e poi non vi conviene), l’essere più furbo va avanti in ogni situazione. 

L'idea di sgozzare il nano inizia a premermi dal momento in cui gli scheletri non sanguinano.

 La ricerca continua, gli scheletri aumentano, sosteniamo una dura, si fa per dire, battaglia in una strettoia. E’ stata dura perché il Tiefling ha voluto mettere in mostra uno dei suoi giochetti da circo, molto probabilmente è stato espulso da Moira Orfei quando era ancora un piccolo orfano poiché non riusciva a far roteare 3 palle di fila, e ha steso il nano. 

Poche storie, lo rianimano perché vogliono perdere tempo, ma aspetto, ho detto che avrei fatto sacrifici …

 Ritorniamo nella stanza iniziale dove si fa vedere finalmente lo Spettro ed avevo ragione, era proprio lui. Evoca alcuni suoi servitori ed inizia una feroce battaglia, questa volta è stata dura perché dopo avergli inflitto svariati colpi con la mia spada sembrava non risentirne minimante, però l’alto elfo ha risolto la situazione con  alcune sue magie, che ai miei occhi appaiono solo come infantili fuochi d’artificio. 


Ce “l’abbiamo” fatta, ma dove è il Sangue? La mia Spada ha SETE !



















TESTO: Ferrara Michele "Texhnolyze"

ILLUSTRAZIONE: Tafuro Giovanni "JohnTaf"




NOTA : "Per precauzione, anche se crediamo non necessaria, se qualcuno volesse prendere un'immagine dal Blog, chiediamo con cortesia di mandarci prima un messaggio privato e poi di citarne la fonte. GRAZIE"

giovedì 12 maggio 2016

The One who rides the Sorrow



PRESENTA :






  THE ONE WHO RIDES THE SORROW










Ho la sensazione di aver vissuto un sogno lungo anni ... d'altronde, il tempo per me non è un concetto universale ma una forma pura dell'intuizione sensibile. Sono diventato un guscio vuoto privo della capacità di provare emozioni; ricordo ancora il suo volto, occhi gialli nel buio della notte dalla quale scaturì il tutto. 

Sono in cerca di risposte a domande che neanche io conosco, ma proseguo il mio lungo cammino alla ricerca di verità.

La mia discendenza tiefling è inconfondibilmente impressa nel mio aspetto fisico, non provo alcuna vergogna a rivelare di essere nato nel lerciume dei bassifondi piu poveri, la mia esperienza mi ha però portato ad essere ciò che sono, e ne vado estremente fiero.

Non riesco a legarmi a nessuno, tendo a creare falsi rapporti basati sull'inganno e ciò mi porta a manipolare gli altri, beh, ho una dote insita in me fin dagli albori della mia esistenza.

Provo piacere nell'uccidere persone che ritengo poco degne di vivere, amo i piaceri della carne e non c'è nulla che un buon bicchiere di vino non possa alleviare ... adoro il profumo del sangue ...
Tiarra, un dolce nome ... la mia maestra ... devo tutto a lei, ricordo come se fosse ieri la gioia del dolore provato  dalla sua frusta, lei mi presentò al grande Dio, è a lei che devo tutto, la mia intera esistenza e mi maledico ogni giorno per non aver potuto fare di più! E' per lei che sono in cerca di verità, ma la vita prosegue, Phanta - Rei "tutto scorre" cantavano alcune ballate ".

Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va...






 ...Sono Morthos .......un tiefling ,servitore del grande Dio e non c'è nulla che io non possa fare.







TESTO: "Cranyo91"

ILLUSTRAZIONE: Tafuro Giovanni "JohnTaf"




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martedì 10 maggio 2016

Wet Moon - Atsushi Kaneko

RECENSIONI - IL COLORE DEL MELOGRANO


WET MOON - ATSUSHI KANEKO

 

 


Non è forse il miglior momento per parlare di Atsushi Kaneko , da poco ospite al Napoli comicon?
Atsushi Kaneko negli ultimi anni ha ricevuto sempre più attenzioni dalla critica e dal pubblico, imponendo il proprio genio nel panorama fumettistico mondiale.
Di solito quando si parla di Kaneko  gli viene subito accostato il nome di David Lynch, infatti viene dai più definito, a ragione, il Lynch dei fumetti. Ciò è assolutamente vero per  molti aspetti, ma veniamo ai fatti e prendiamo Soil, il suo fumetto più conosciuto, e noteremo che ci ricorda tantissimo Twin Peaks, sia per l’atmosfera, sia per il setting e gli sviluppi della trama. Entrambi sono dei maestri nel creare il proprio mondo, ma non uno qualsiasi o puramente di fantasia  - cosa che ormai sembra essere alla portata di tutti-; piuttosto il mondo di cui parlo è reale ma è come se a tratti non lo fosse. In altre parole: uno spettatore leggendo o guardando non può che ritrovarsi immerso in quel dualismo tra realtà, rappresentata dalla  quotidianità di un’apparente tranquilla cittadina, e il mistero o  il soprannaturale che strappano via questa falsa apparenza. Una fusione  che Lynch ha inaugurato con Velluto Blu. Il soprannaturale è sempre accompagnato da una dose di visionarietà, per cui anche il soprannaturale può essere un semplice sogno o delirio.
Wet Moon è tutto ciò, pur essendo un noir  dall’inizio alla fine non rinuncia a questi elementi e infatti cosa non è il pavimento zigzagato  del locale malavitoso se non un richiamo alla Loggia Nera di Twin Peaks? Il deformato Tamayama non ci ricorda per caso il nano? E l’atmosfera del suo covo, con quell’aria di sospensione, fuori dal tempo(non a caso afferma di essere colui che vive nel futuro), è di per sé molto simile alla Loggia. Essendo un noir, atipico, ma è pur sempre il genere di riferimento se lo si vuole accostare a qualcosa, è necessario dunque il nero, mentre era del tutto assente in Soil… nemmeno il sole proietta ombre in quella cittadina!
Kaneko ama il cinema e  la musica, si sa. Anzi, è lui stesso un regista destinato al circuito underground nipponico e quindi le ispirazioni o citazioni non si fermano a Lynch, c’è di tutto: da Bunuel a Viaggio nella Luna(ovviamente) di Melies, passando per Hitchcock e giungendo ad Hayashi Kaizo, uno dei massimi esponenti del neo-noir giapponese con forti componenti surreali. E’ facile notare che tutti questi registi adorano curare la messa in scena ed infatti leggendo Wet Moon si percepisce una sorta di esperienza cinematografica grazie all’innata bravura nel dare una certa sequenzialità alle vignette  alimentata da un fluido montaggio interno delle tavole, esattamente come il montaggio cinematografico. Inoltre la scelta dei tempi narrativi è perfetta; si alternano ritmi lenti, con intensi primi piani, close-up sui dettagli(sin dall’inizio capiamo che quella cicatrice sarà importante, non è così?) e illuminanti scambi di battute, a ritmi esasperati, con inseguimenti e visioni, tramite frenetici campi lunghi, inquadrature sbilenche e tavole allucinate.
Sin da subito il lettore si ritroverà dalla parte del protagonista, il detective Sada, abbracciando la stessa sorte, ovvero  restare intrappolati in un  folle noir psichedelico che non ci lascia tregua tramite l’infittirsi dei misteri e la conseguente discesa nella follia più profonda.
 Sembra quasi che la colonna sonora di quest’opera sia The Dark side of the Moon dei Pink Floyd e non a caso le due opere hanno in comune il tema della pazzia e il ruolo centrale della luna. Kaneko con Bambi ha riferito apertamente che il Punk fosse la sua principale fonte di ispirazione, sicuramente con Wet Moon non sarà stato così e non mi sorprenderei se si fosse veramente ispirato al suddetto album.
 Ambientato nella città di Tatsumi sul finire degli anni ’60, dunque in piena guerra fredda e poco prima dell’allunaggio. Ben presto scopriremo cosa si cela dietro la solare facciata di questa meta turistica giapponese, ossia la malavita e corruzione, dai politici ai poliziotti. Sada in seguito ad un incidente inizierà la sua ossessiva ricerca di una donna, Kiwako, eternamente in fuga e capace di scavalcare il tempo e lo spazio. Pura follia insomma, spiegata da un lato da nozioni e teorie di fisica dell’epoca grazie all’incessante corsa all’esplorazione spaziale  e da un lato dalla perdita totale delle capacità cognitive.  La ricerca quindi si espande, non è più solo Kiwako Komiyama la sua ossessione ma anche la riscoperta del vero io. Questa ossessione lo spingerà ad entrare in contatto con diverse persone della malavita e non, ma soprattutto con Tamayama, l’informatore del futuro.

 Tra un continuo domandarsi sul “dove finisce la realtà e iniziano le tue fantasie?” ci sono altre tematiche che convergono nel corso dell’opera in un finale assurdo. All’interno di questo sincretico e ben gestito quadro c’è anche una certa dose di religione, mai banale e rappresentata da simboli grafici come il tatuaggio di Cristo in croce con conseguente parabola sulla “follia di un uomo che può inghiottire il mondo intero”. Dunque vi è una critica alla cecità dei cristiani nell’inseguire niente altro che ombre rinunciando alla ragione. Infatti al nostro Sada viene chiesto se non siano i peccati a portarlo alla pazzia.
Non è solo il cristianesimo ad essere preso in considerazione, ma anche il Buddismo poiché ad un certo punto ci ritroveremo dinnanzi ad una scena di una caduta verso le mani di un Buddha, proprio ad indicare che tutti i giri, mentali e non, fatti sino ad allora non hanno portato a nulla, siamo sempre nello stesso posto, proprio come Sun Wukong nel tentativo di lasciare il palmo di Buddha.

Lungo tutto il trip ci ritroveremo più volte dinanzi a oggetti o situazioni disseminate da Kaneko, in pieno stile lynchiano, e queste possono essere: le caramelle comprate da Sada ogni volta nello stesso negozio, che stanno proprio a significare quel legame con la realtà e quotidianità che puoi avere solo svolgendo la solita azione di routine, oppure le formiche  che rappresentano la corruzione, o ancora la scena dell’inseguimento ripetuta più e più volte e qui possiamo notare proprio una tecnica cara Bunuel per creare straniamento, ma volendo anche Hitchcock in Vertigo. Altri oggetti ricorrenti possono essere l’annotazione di Sada, l’oggetto misterioso costruito dall’Hamano Seiko e ovviamente la luna.

Come già accennato lo stile grafico di Kaneko, totalmente riconoscibile e d’autore, è diverso sia da Soil, sia da Bambi, ma non per questo ha abbandonato quel tocco che lo rende più vicino all’underground americano piuttosto che nipponico. A seconda dell’esigenza della trama lo stile può mutare tra l’ultra dettagliato a uno più scarno e semplicistico, ma pur sempre d’impatto. I retini sono pochi e posizionati dove  occorrono, magari per mettere in risalto o creare un contrasto con l’atmosfera da incubo.  Le linee non sono doppie come in Soil, ma sempre più del normale e in conclusione lo si può accostare a Paul Pope, la sua controparte americana.  In definitiva, nulla è lasciato al caso e anche i titoli di ogni capitolo rievocano veramente gli anni ’60.

Dunque appena l’allunaggio avviene, Sada giunge alla fine della storia ma totalmente cambiato ed ecco perché continuava a ripetere che l’uomo non può andare sulla luna: non perché incapace fisicamente, ma perché arrivando lì significherebbe approdare nella follia estrema, passare al lato oscuro. La luna, se non si è ancora capito, è il simbolo della follia ed essa è sempre stata per l’uomo affascinante e un traguardo da raggiungere. La follia è vista come mezzo necessario per scappare dalla realtà, “per tentare di distruggere un guscio duro” o  “ribaltare un paradosso assoluto”, ma non puoi raggiungere la luna ed uscirne incolume.
Dunque la sua follia, quella di un uomo solo, ha inghiottito il mondo intero?
Cosa è successo al nostro Sada, è riuscito a mettere piede sulla faccia bagnata della luna? Fatto sta che il suo continuo correre l’ha resa arida…





TESTO: Ferrara Michele "Texhnolyze"

ILLUSTRAZIONE: Tafuro Giovanni "JohnTaf"




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giovedì 5 maggio 2016

PLANET X

SOGGETTO :  Tafuro Giovanni "JohnTaf" e Ferrara Michele "Texhnolyze"
 
Se vi piace la fantascienza del Cinema anni 80, con poco Budget e molta sostanza (chi ha nominato Carpenter? ! ), sappiate che abbiamo impostato il fumetto come se fosse un film dell’epoca, in cui più dell’effetto speciale vero e proprio si centrava l’attenzione dello spettatore su ciò che accadeva a schermo e sull’emozione che si voleva trasmettere ad esso. Abbiamo cercato di scrivere una storia che comprendesse più stili narrativi, dal Noir alla Space Opera, e ci siamo particolarmente divertiti nello scriverla citando le opere che ci hanno più colpito e nel tentativo di rimanere coerenti tra i vari capitoli e le centinaia di pagine di sceneggiatura.







"Il nostro primo Test, la nostra prima prova Erculea, la nostra prima Creazione."





Pernacchie a parte, PlanetX è stato il nostro primo lavoro in cui ci siamo messi lì, per ore intere a scrivere e disegnare come sarebbe stato e a cosa sarebbe arrivato questo fumetto di Fantascienza che tanto volevamo scrivere. 

Per trarre ispirazione, Michele con la sua follia di cinefilo si è lanciato sui Russi pre '80, io mi sono tenuti stretti gli Americani '80 e, così, in questo clima da Guerra Fredda ci è venuta l'idea di PlanetX. 

Da quel punto abbiamo ideato e scritto una storia completa, che si dividerà in 5 capitoli con protagonisti differenti che condivideranno un filo conduttore unico. 

Direi basta preamboli ora, a voi i Capitoli:




CAPITOLO 1


CAPITOLO 2








                                                                                                          Tafuro Giovanni "JohnTaf"


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Planet X Capitolo 1


PLANET X CAPITOLO 1 - PARTE 1 



Per evitare di appesantire la pagina, abbiamo scelto di pubblicare solo l'anteprima delle tavole, quindi se avete problemi nel leggerle basta CLICCARE SULL'IMMAGINE, vi si aprirà la Modalità Visualizzazione nella quale sarà possibile leggere le pagine in una risoluzione decente. Buona Lettura.










 






































CONTINUA...


SOGGETTO: "JohnTaf" e "Texhnolyze"

TESTO, DISEGNI E SCENEGGIATURA : Tafuro Giovanni "JohnTaf"
 
SUPERVISIONE : Ferrara Michele "Texhnolyze"






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